Intervista a Louie Psihoyos, regista di The Cove, l' eco - documentario Premio OSCAR 2010

Posted at 04:25
Quando dalla barca accanto, nella darsena del porto di Saint John’s di Antigua, Louie Psihoyos si affacciò a chiedere consigli a uno qualunque come Steven Spielberg su come girare il suo primo film, la prima raccomandazione che il regista americano si sentì di dare al suo vicino, celebre fotografo di National Geographic ora in odore di Oscar, fu un diretto e sardonico “Mai fare film su animali e barche”. Troppo tardi, Psihoyos aveva già infranto le regole, scegliendo fin dall’ inizio ciò che gli stava più a cuore: i delfini di Taiji, in Giappone.


Si era fidato del suo istinto di reporter e voleva girare un solo film per raccontare al mondo una storia, quella del massacro dei piccoli cetacei nel “Cove”, lo specchio d’ acqua al largo della baia giapponese super militarizzata dove ogni anno vengono uccisi 23.000 delfini in libertà e nel completo silenzio delle autorità nipponiche. E fu così che iniziò le riprese di The Cove, l’ eco-documentario choc che ha conquistato l’ America, e, per la stampa estera, ormai degno erede del filone ambientalista di Al Gore.

A condurre Psihoyos nella Baia degli orrori è Ric O’ Barry, protagonista anche di The Cove : già noto al grande pubblico come l’attore di Flipper, la serie tv cult degli anni sessanta sui delfini, Ric diventa il più grande attivista dei diritti dei cetacei di tutti i tempi quando Cathy, il suo delfino, gli muore tra le braccia. Per l’ ex addestratore di delfini inizia così una vita sul filo del rasoio, punta il dito contro i parchi acquatici, gli ex datori di lavoro e l’ industria della cattività liberando centinaia di delfini dalle loro gabbie sulle coste in giro per il mondo, fino a ricevere un premio dall’ Onu per l’ impegno ambientale che porta avanti da trenta anni.

The Cove è la storia di questo viaggio, di come Psihoyos, O’ Barry e un team di subacquei – pirati e cameramen ambientalisti in assetto da guerra ribattezzati “Ocean’s Eleven”, penetrano la baia segreta per svelare il segreto di Taiji. Con microfoni e telecamere nascoste tra gli scogli e una spy-story per copione raccontata al ritmo di reality, il documentario denuncia la mattanza di delfini che si consuma nella inquietante cittadina costiera giapponese : statue e murales con sinistri disegni di delfini a dimensione d’ uomo accolgono i turisti a Taiji, mentre a pochi chilometri pescatori e mercanti si incontrano nella baia insanguinata per contrattare a buon mercato i delfini abbattuti e quelli catturati per i parchi acquatici, dando vita ad un giro di affari di due miliardi di dollari all’ anno sotto il controllo della yakuza giapponese. L’ aver ignorato i consigli di Spielberg è invece stata una benedizione per il regista di The Cove: ha portato a casa i premi più importanti in patria, dal Sundance al National Board of Review, ma cosa ancor più rilevante, con lo sponsor della Ocean Preservation Society di Jim Clark, il fondatore di Netscape, e la produzione di Paula DuPre della saga di Harry Potter, ha conquistato l’ entusiasmo delle elites hollywoodiane e guadagnato la candidatura all’ Oscar come miglior documentario dell’ anno.
Molto prima che vincesse l' Oscar, abbiamo intervistato Psihoyos quasi per caso. L’ occasione è nata durante le feste di Natale quando il nostro è stato intercettato dall' amico dj Federico Luglio all’ Abracadabra, locale storico di English Harbour ad Antigua. Così, tra una battuta di pesca e un drink tropicale al sole dei Caraibi occidentali con il figlio giovane che – ironia della sorte - è scuba diver nell’ isola, Louie ci ha raccontato come è nato il suo interesse per i delfini e, in generale, le campagne che riguardano la vita sott’ acqua. Qui l' intervista video sull' Espresso.

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